Hello dear list,
greetings to John C., Steve H. as we have not been in touch recently.
We are all too very busy
Particular thanks to Gene for is kind invitation to IG.
I appreciated.
Just some info on the above said manual which I would love to consult very much if I knew how to found it.
COLOMBANI, Giuseppe
L'arte maestra di Giuseppe Colombatti detto l'Alfier lombardo. Nella quale si impara facilmente ad'ogni persona ad'imparare a maneggiare da se stesso la spada, e pugnale tabaro, targa, alabarda, bandiera, spadone a due mani, con le regole che deve usar ogni persona trovandosi con la spada nuda per ben guardarsi e difendersi. - Venezia : Il Miloco, 1711
No idea where it might be, but it has to be very important to understand how and where the school of pole weapons and two handers develope from the former authores (Alfieri with spadone and flag 1653 and Bresciani Marin and the pike 1668) to Colombani at the early of the 18th century.
This is also another clear evidence which demonstrate how the two handed fencing could evolve at the end of the 18th century into what will become in the year to come the classical stick fencing (great stick, quarter staff, bastone, baton...). Just my thoughts.
Anyway Colombani was a soldier and fought many battles in 1693/4 against the french. He was seventeen years old.....
Then attend these battles: Guastalla, Pinerolo, Orbassano, Santa Brigida, Staffarda.
He was so valiant to reach the rank of Uffiziale e Portabandiera.
Did many jobs(fencing master, dentistry, doctor, multiple husband , glambing, writer) spent many money and travel a lot....
Sorry for my brief overvioew of the following biography:
COLOMBANI CARLO GIUSEPPE
Parma 21 gennaio 1676-Venezia 1735 o 1736
Nacque da Francesco, vecchio soldato, e Isabella, nella parrocchia di San Bartolomeo. Gli furono padrini l’Ill.mo Gian Carlo Buralli e Donna Maria Lalatta. Dato il livello sociale dei padrini, è pensabile che la famiglia fosse di discreta posizione sociale. Negli anni 1693-1694 il Colombani combatté in Piemonte contro le armate francesi del Catinat. Dal 1688 al 1694 si svolse infatti una guerra tra i Francesi e Vittorio Amedeo di Savoja sostenuto dagli imperiali austriaci. L’evento bellico si svolse tra battaglie, brevi assedi, scorrerie e scaramucce continue. Lo spirito di intrapredenza e di avventura e le azioni di saccheggio e preda a cui si abbandonarono le truppe occupanti favorirono l’arruolarsi di molti giovani. Il Colombani, poco più che diciassettenne, vincendo l’opposizione del padre, si arruolò così con molti compagni nelle truppe del duca Vittorio Amedeo di Savoja. Partecipò a numerose battaglie (Guastalla, Pinerolo, Orbassano, Santa Brigida, Staffarda) e si comportò valorosamente, tanto da raggiungere il grado di Uffiziale e Portabandiera. Da allora ebbe l’appellativo di Alfiere Lombardo, appellativo che egli in seguito sbandierò spesso, vantando eroiche imprese. In effetti imparò l’uso delle armi e divenne abilissimo nel maneggio della spada, tanto da diventarne maestro e come tale insegnante a molti giovani nobili: il Colombani confessò di averne tratto lauti compensi. Comunque, ancor prima che terminasse la guerra nel 1694, disertò assieme a un compagno e s’imbarcò a Genova per Barcellona. Durante il viaggio ebbe modo di perfezionare il maneggio delle carte, vincendo al gioco una bella somma (cento pezze da otto) grazie alla sua brillante prestidigitazione. A Barcellona si servì del suo ingegno vivace ed eclettico per imparare a danzare alla spagnola, suonare vari strumenti musicali e perfezionare il suo gioco di scherma, esibendosi anche in alcune Accademie. Ritornato in Italia, cominciò a presentarsi sulle piazze con le più varie e spettacolari prestazioni. Peregrinando, arrivò a Malta e in Sicilia. A Palermo conobbe un saltimbanco persiano che gli offrì in sposa la figlia Angelica in cambio di insegnamento della scherma a entrambi. Tutti e tre si diedero poi a spacciare i più vari medicamenti, segreti medicinali, un miracoloso collirio per il mal d’occhi e vari altri intrugli, il tutto condito con esibizioni e musiche. In seguito, con l’aiuto di un altro ciarlatano, detto Testa di Ferro, si liberò del saltimbanco persiano e della figlia e passò a Napoli dove imparò l’arte del burattinaio, fece l’attore in palcoscenico e cominciò a esibirsi come acrobata sulla corda. Come schermidore, suscitò gli entusiasmi dello stesso vicerè, da cui ebbe onori e larghi compensi. Dopo essere stato imbarcato su una nave pirata, per l’Anno Santo del 1700 arrivò a Roma, dove fece solenne promessa di abbandonare tutti gli imbrogli del suo mestiere e di bruciare tutti i suoi libri di diavolerie. Però poco dopo allestì un banco a Piazza Navona insieme a quattro ballerini di corda e, in breve, con vari espedienti raggranellò molti quattrini. Unitosi a una prostituta spagnola, girò diversi paesi (Francia, Olanda, Inghilterra) sperperando ogni suo avere. Approdò infine a Livorno e, conosciutovi un onorato cavadenti, ne sposò la figlia Apollonia. Da allora il Colombani mantenne una più seria vita professionale mettendo a miglior partito la sua intelligenza e fondamentale onestà. Arrivato a Venezia nel 1709, mise su banco in Piazza San Marco alla terza colonna del Broglio. A Venezia esistevano delle regole generiche per l’esercizio della medicina minore: il Colombani dovette sostenere degli esami abbastanza rigidi e fu uno dei pochi che ottenne il diploma ufficiale di dentista. Tra il 1710 e il 1712 si misurò sulla pubblica piazza con diversi ciarlatani, dimostrandosi assai più valente degli altri cavadenti. Venne in onore tra il popolo, proclamando di senza pretender nulla dai poveri cavar denti, nettarli, impiantarli, farli posticci, guarire le flussioni, curare ulcere aposteme fistole, medicare rotture di ogni specie. Affermò sarò in Venezia ammirato con attenzione, nel mezo amato con distinzione, e nel fine odiato senza discretione ma dai ciurmadori e dai ciarlatani bugiardi. Ma anche si vantò di saper giocar ogni sorta d’armi, di dilettarsi di poesia, di essere un buon prattico in medicina e di esser un cavadenti inferior a nessuno, solo pari alla moglie Apollonia Colombani, la quale ha dato alla stampa nel 1719 in Venezia un’opera dove fa vedere le donne abili in siffatte manovre al pari degli uomini e dichiara aver cavati più di cinquemila denti. Nei venticinque anni che visse a Venezia il Colombani si fece una fortuna: percepiva dai 5 ai 15 zecchini per ogni cura. Congiuntamente alla pratica della professione il Colombani diede alle stampe diverse pubblicazioni mediche che per la loro peculiarità destano non poco interesse. Si è potuto rinvenire nella Biblioteca Palatina di Parma, nel blocco di volumi acquistati dal Paciaudi all’epoca della costituzione della Biblioteca, l’opera fondamentale del Colombani: Il tutto ristretto in poco, ossia il tesoro aperto dove ognun può arricchirsi in virtù, salute, ricchezza (Venezia, 1724, presso Domenico Milocco), con varie tavole incise fuori testo. Nel 1725 scrisse Opera nuova, apri ben l’occhio (Venezia, Baggio Maldura), ricca di riferimenti autobiografici. Il Colombani cominciò un altro libro dal titolo Vita, viaggi, incontri dell’Alfier Lombardo ma non risulta sia stato terminato né dato alle stampe. Invece fu pubblicato un altro suo lavoro intitolato Il castigamatti ossia il Flagello della Bugia (Venetia, presso il Milocco, 1732). Dai molti libri letti (nei suoi scritti sono frequenti le citazioni da autori illustri, come Terenzio, Tacito, Aristotele, Platone, Arnaldo da Villanova, Bacone, Vesalio e Paracelso) e dalla lunga esperienza ricavò e descrisse nozioni esatte sulla struttura del corpo umano e sui principi terapeutici che gli furono utili nel curare il prossimo.
FONTI E BIBL.: A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, IV, 1833, 118-119; L. Gambara, Cerretani, 1928, 157-159; Parma nell’Arte 2 1982, 97-104; R. Lasagni, Bibliografia parmigiana, 1991, 128.